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Filippo Foti
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Turismo contro Petrolio. Nelle Antille Olandesi dei Caraibi come in Italia...

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view post Posted on 25/3/2012, 20:29     +1   -1
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Amiamo e rispettiamo Madre Natura
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Turismo contro Petrolio. Nelle Antille Olandesi dei Caraibi come in Italia...


Le Antille Olandesi nel Mar dei Caraibi. Una delle mete turistiche di sogno dei Caraibi. Ne fanno parte tre isole, accomunate dalla loro antica origine di colonia olandese, che caratterizza ancora oggi non solo le tipiche abitazioni locali, ma anche in gran parte gli usi, i costumi e la lingua. Vengono comunemente indicate come l'ABC dei Caraibi, dall'acronimo dei loro tre nomi: A per Aruba, l'isola contornata da una delle spiagge caraibiche più belle e rinomate; B per Bonaire, un centro privilegiato per l'attività subacquea frequentato da subacquei di tutto il mondo; e C per Curacao, dichiarata patrimonio mondiale dall’Unesco per la su architettura, con i suoi palazzi coloniali del 1700, e il suo porto Schottegat, il più ampio dei Carabi, che molti abìtanti dell'isola considerano a ragione la causa lontana degli attuali guai che affliggono Curacao...

E quali sono questi guai ? A descriverli perfettamente ci pensa oggi Maria Rita D'Orsogna nel suo ultimo articolo del suo Blog intitolato "Turismo vs/ petrolio". Lo riporto integralmente qui a seguire, augurandomi che chi di dovere legga il suo pezzo fino in fondo, in particolare laddove Maria Rita ci dice quanto noi possiamo ritenerci fortunati potendo imparare dagli sbagli degli altri ed evitare di ripeterli...
E a capire le conseguenze di quegli errori davvero non ci vuol molto... Basta dare un'occhiata al cielo di Curacao, nella foto che segue, o ancora meglio nel successivo video pubblicato su Youtube, segnalatomi anch'esso da Maria Rita e significativamente intitolato "Curacao's Inconvenient Truth: Isla oil refinery - La verità scomoda di Curacao, l'isola della raffineria".. (gp)

Turismo vs/ petrolio ...
di Maria Rita D'Orsogna

Ecco qui cosa si vede dai cieli di Curacao:


FRIDAY, MARCH 23, 2012. - Ecco una storia interessante di petrolio e turismo che "non" possono coesistere, checché ne dicano Assomineraria e compari. Viene dalla piccola isola caraibica di Curacao, originariamente colonizzata dagli olandesi e oggi una parte del regno d'Olanda, assieme ad Aruba e a Saint Maarten. L'isola è meta di vacanze oggi e la sua capitale Willemstad è nella lista dei patrimoni Unesco dell'Umanità. Su questa isola pristina c'è una raffineria chiamata Isla, che i residenti vogliono oggi smantellare perché inquinante, brutta e non più consona al tipo di economia della zona, basata sul flusso turistico. La visuale è illuminata a tutte le ore dalle fiammelle di idrogeno solforato, e ci sono innumerevoli problemi di puzza e perdite.

A dire la verità i petrolieri arrivarono sull'isola prima che il turismo. La raffineria Isla risale ai tempi della prima guerra mondiale. La Royal Dutch Shell aveva appena scoperto petrolio in Venezuela ed era tutto perfetto perché la geografia dell'isola offriva un porto ben commensurato all'arrivo di petroliere, e perché Curacao, pur essendo vicina al Venezuela, era di dominio olandese e quindi politicamente stabile. La Shell rimase su questa isola per decenni e all'apice della sua attività arrivò ad impiegare 10.000 persone. Nel 1985 la Shell abbandonò Curacao e Isla passò nelle mani della ditta PDVSA, Petroleos de Venezuela, la ditta nazionale di petrolio del Venezuela.

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La raffineria oggi soffre di mancata manutenzione, puzza di zolfo, ci sono continue perdite, inquinamento in acqua e in aria che i residenti non la vogliono più. La visuale dal cielo è piena di fiaccole che bruciano di idrogeno solforato a tutte le ore. Ci sono anche reportage di rifiuti tossici disseminati alla meno peggio e di contaminazione dei terreni. La gente dice che è arrivata l'ora di investire di più nel turismo e nella finanza. I residenti, guidati da Edgar Leito, chiedono che sia smantellata e che il territorio della raffineria, nel centro della città, venga bonificato e trasformato in zona turistica. Chavez ha promesso un milione e mezzo di dollari per il riammodernamento, ma non si è visto niente ancora, sebbene la PDVSA consideri questa raffineria una delle sue più importanti.

1203251d


Questo è un retaggio della prima guerra mondiale, e possono sempre dire che erano altri tempi e che non si sapeva. Ma oggi, 100 anni dopo, vediamo chi ha vinto: il turismo e le aspirazioni della gente normale di vivere una vita sana. Noi abbiamo il lusso di potere imparare dagli sbagli degli altri. Un esempio simile ce l'abbiamo in Italia: Gela vs. Taormina, tutte e due prese di mira dai petrolieri, 50, 60 anni fa, per costruire raffinerie. Gela disse si, Taormina disse no e decise di investire sul turismo e sulla sua immagine. Oggi si vede chi ha avuto ragione.

Che senso ha adesso, in Italia, nel 2012, metterci a trivellare il paese da cima a fondo? Perchè con le trivelle arriverà senz'altro la raffineria, l'oleodotto, il porto petrolifero. E' inevitabile. Che senso ha in Italia, nel 2012, petrolizzare un territorio turistico, agricolo, che vive di altro - che siano le isole Tremiti, il lago di Bomba, gli stagni di Arborea, la laguna di Venezia o i mari di Pantelleria? Perché vogliamo lasciare questi ruderi industriali ai nostri figli? Che ne sarà della raffineria di Viggiano fra 20 anni? Qualcuno mai investe in sue migliorie?

Non ha senso alcuno, checché ne dicano Stefano Saglia, Corrado Passera, Corrado Clini, Claudio Descalzi e Paolo Scaroni, gente che non sa guardare al futuro con coraggio e sfruttare le vere risorse dell'Italia.

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